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Ho avuto la fortuna di incontrare un vero maestro di preghiera in gioventù ed è stato fondamentale per tutta la mia esistenza.

Sin dall’infanzia ero animato da una forte sete di preghiera, ero affascinato dal Mistero che percepivo, grazie a mio padre e la sua passione per la natura e gli animali, soprattutto nei boschi e nelle campagne. Amo usare la parola Mistero perché sin da giovane mal sopportavo spiegazioni su Dio e il suo mondo! Non volevo parole su di Lui, desideravo invece incontralo…

Grazie ad alcuni preti sensibili e profondi il senso del Mistero restò forte nella mia vita e gli animatori giovanili della parrocchia lo tennero desto. Ma nessuno riusciva a saziare la mia sete di preghiera. La prima volta che misi piede in una biblioteca fu a tredici anni nel mio paese, Desenzano, (stimolato da un compagno di avventure sociali e spirituali con qualche anno più di me). Chiesi al bibliotecario cosa leggere e mi offrì un libro di pensieri di Gandhi. In un pensiero trovai scritto che se si nutre il corpo due o tre volte al giorno per non farlo morire di fame, tanto più si dovrebbe fare per l’anima con la preghiera. Ma ancora non mi si insegnava come fare concretamente!

Ricordo che una parola importante la disse il mio catechista Gigi, dopo avermi accompagnato a Taizé. Nel tentativo di rispondere alla mia ulteriore richiesta di istruzioni sulla preghiera mi rispose: “La preghiera è vitale come il cibo, la bevanda il sonno, ma non è scontata come queste cose”. Corrispondeva al mio sentire: non si può vivere senza pregare e non può essere una routine. Però di nuovo nessuno mi spiegava come si prega…

L’incontro con un vero padre spirituale, un maestro di preghiera, fu l’incontro decisivo per tutta la mia vita: un gesuita coraggioso, padre John come noi lo chiamavamo. Qualcuno che non solo sapeva insegnare, ma metteva in pratica quello che insegnava! Mi introdusse in una delle più antiche e preziose pratiche della preghiera cristiana, una sorta di meditazione chiamata dagli antichi monaci “preghiera del cuore”. Finalmente avevo iniziato a vivere e non più a sopravvivere perché qualcuno mi aveva insegnato a dare nutrimento alla parte più importante di un essere umano.

Le sue stesse parole mi sembrano le più efficaci per introdurre il prezioso libretto di Rosanna e Francesco sulla preghiera del Rosario:

“È molto importante trovare uno che ti insegni a pregare, perché ti insegna a vivere e ti fa incontrare con Dio. La vita ha un percorso tortuoso e imprevedibile e ti porta inevitabilmente all’incontro finale con Dio. Preparare l’incontro è fondamentale, come è fondamentale trovare chi ti aiuti a superare gli esami che la vita ti impone. Insegnare a pregare è perciò l’ambizione più grande di ogni educatore e direttore spirituale, ma non è una cosa facile. Scopo della preghiera è unirci a Dio, metterci in contatto con la realtà più alta e più completa, e insegnarci a usare bene la bussola per non sbagliare direzione nella vita”.

Come dicevo prima occorre che la preghiera faccia parte della vita altrimenti è preghiera morta. La proposta di Rosanna e Francesco è un tentativo adatto ai nostri tempi di inserire tutta la propria giornata nel ritmo della preghiera. E leggendone l’introduzione mi è molto piaciuto il ricordo della riunione famigliare come prima scuola di preghiera.

Scrivo queste righe mentre sono in India, ospite di monasteri dove monaci cristiani ed Indù hanno cercato un terreno comune. Sicuramente la preghiera ha qualcosa di universale, in particolare la preghiera ripetitiva che si trova simile dall’Estremo Oriente all’estremo Occidente.

Con stupore incontro molti giovani occidentali nei luoghi sacri dell’India e della tradizione tibetana che mi dicono: ho imparato una cosa meravigliosa, mi hanno insegnato a ripetere delle brevi preghiere (mantra) unite ad immagini sacre da visualizzare. che effetto meraviglioso!! Lo stupore è quello che faccio provare a loro stessi quando gli dico: è forse il rosario? Solo allora si rendono conto che per scoprire che possedevano già qualcosa di prezioso hanno dovuto fare un viaggio  molto lungo che li ha portati fino in Oriente!

Il ripetere la stessa formula fissando la mente su un’immagine viva, serve a controllare le distrazioni e a risvegliare la devozione. Il rosario, diceva sempre padre John, “ci fa comunicare direttamente con i misteri salvifici, ci mette di fronte a Cristo nell’atto stesso della redenzione che è eterna e quindi ci fa rivivere Betlemme, Nazareth, Gerusalemme. Il rosario non è una cosa vecchia, da buttare. I ragazzi lo possono ancora apprezzare”.

E allora un grato benvenuto alla proposta di Rosanna e Francesco che hanno avuto il coraggio creativo di rendere nuove cose antiche come ci esorta a fare il fantastico testo dell’Apocalisse!